Cosa significa per me sostenibilità? E' una domanda che mi pongo spesso. Penso che sostenibilità ambientale di una nostra azione, o scelta, dovrebbe coincidere con il maggiore beneficio (per noi) unito al minore impatto (per l'ambiente). Ovviamente questa visione lascia spazio a una quantità enorme di sfumature e interpretazioni. A me pesa molto non poter muovermi con la macchina, mentre quasi mi diverto a differenziare i rifiuti e produrne sempre meno, per non parlare del tempo che (perdo) impiego nel leggere le etichette per qualsiasi banale acquisto alimentare soppesando ingredienti e luoghi di produzione. Per molti miei amici invece la differenziata è un peso e molto finisce nel secco, ma fanno chilometri a piedi o in bici. Insomma, ognuno di noi ha una diversa sensibilità nei confronti delle varie sfaccettature che l'impatto ambientale delle nostre azioni può avere. Ne segue che io sarò poco sostenibile nei miei spostamenti, ma meno impattante della media nella produzione di rifiuti. Altri produrranno meno CO2 da combustione di carburante, ma riempiranno discariche. Chi ha ragione? O chi ha meno torto? Io ritengo che anche nel considerare quanto essere sostenibili dobbiamo considerare la sostenibilità dell'essere sostenibili. Le scelte, virtuose, devono portare a comportamenti spontanei che ci gratificano, non a un colpevole obbligo. In tal modo il nostro essere sostenibili non è per noi un peso. Capiamo quali sono i nostri limiti, e quelli degli altri, e realizziamo che spesso diverse attitudini si compensano.
Il nostro compito quindi è di fornire conoscenza , come strumento per veicolare le proprie scelte in funzione delle singole sensibilità e attitudini.
Il nostro compito quindi è di fornire conoscenza , come strumento per veicolare le proprie scelte in funzione delle singole sensibilità e attitudini.