Il Parco Comunale del Torre e del Malina
L'amministrazione comunale di Remanzacco in collaborazione con 2as4nature ha istituito sul proprio territorio il Parco Comunale del Torre e del Malina, come definito e previsto dalla L.R. 42/1996, art. 6. Obiettivi del progetto sono migliorare la conoscenza e la fruibilità del proprio territorio, in un'ottica di valorizzazione delle peculiarità faunistiche e floristiche, culturali, storiche e paesaggistiche presenti, conciliando le diverse esigenze di fruizione. A tal scopo, nella convinzione della necessità e del valore aggiunto dato dalla partecipazione attiva della cittadinanza, è stato intrapreso durante l'iter istitutivo un percorso partecipativo, "RiParchiamo insieme", finalizzato alla divulgazione del progetto e alla condivisione di ambiti, metodi e fruizione del futuro Parco.
2as4nature è stato incaricato di:
2as4nature è stato incaricato di:
- redigere lo studio per l'istituzione del parco comunale;
- realizzare le indagini specialistiche (fauna e vegetazione) per lo studio ambientale;
- coordinare e realizzare il processo partecipativo.
Apoidei selvaticiNel corso del 2013 sono state fatte osservazioni e campionamenti sui popolamenti di apoidei selvatici in aree a prato stabile. La scelta di indagare gli impollinatori selvatici, e in dettaglio gli Apoidei, è data dal ruolo ecologico di tali organismi, indispensabili quali impollinatori di specie selvatiche e coltivate, alla loro sensibilità ambientale e alla loro valenza didattica e divulgativa. Nell'agroecosistema la presenza di popolazioni di impollinatori selvatici garantisce non solo elevati livelli di biodiversità, ma anche una migliore produttività. Per contro, la fauna apidica risulta essere estremamente sensibile ai processi di frammentazione ambientale, all'inquinamento e ai pesticidi. Gli apoidei selvatici possono quindi essere considerati delle sentinelle ambientali, e la loro riduzione in termini di numero di specie e consistenza delle popolazioni è associata alla diminuzione della naturalità ambientale.
Negli anni passati i danni subiti dalle colonie di ape domestica hanno portato ad indagini sugli effetti di vari pesticidi, che hanno determinato il bando di alcune sostanze. Le massicce morie di api sono risultate particolarmente visibili e hanno destato grossa preoccupazione. Per quanto concerne le specie selvatiche, gli effetti di contaminazioni ambientali e modificazioni dell’habitat, in termini di maggiore mortalità o minore benessere delle popolazioni, sono analoghi a quelli registrati per l’ape domestica, ma più difficilmente osservabili e monitorabili. Testo e foto Dott.ssa Antonella Stravisi
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MammiferiLe indagini condotte hanno permesso di redigere una checklist aggiornata dei mammiferi presenti nei territori del Parco Comunale. Tra gli insettivori troviamo il riccio occidentale, la talpa europea, il toporagno comune, la crocidura odorosa e la crocidura ventre bianco. Diffusa e presente in tutte le aree indagate è la lepre comune, così come lo scoiattolo. Lungo il torrente Torre è storicamente segnalato anche il moscardino. Tra i roditori ricordiamo anche l’arvicola campestre, l’arvicola di Liechtenstein, il topo selvatico, il topo selvatico dal dorso striato, il topolino domestico occidentale, il ratto nero e il surmolotto. Tra i carnivori presenti nei territori indagati ricordiamo la volpe, il tasso, la donnola, la puzzola e la faina. In provincia di Udine a partire dalla fine degli anni Ottanta viene segnalata anche la presenza dello sciacallo dorato. Il risultato più significativo ottenuto con il fototrappolaggio naturalistico nel Parco del Torre e del Malina è stata l’evidenza della presenza del gatto selvatico, specie di interesse conservazionistico (Allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE). Gli ungulati presenti sono il cinghiale, il capriolo e il cervo.
Infine tra i Chirotteri ricordiamo, in base alla bibliografia disponibile, il pipistrello albolimbato, il pipistrello nano, la nottola, il pipistrello di Savi e l'orecchione meridionale. Testo e foto Dott.ssa Arianna Spada
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AnfibiGli anfibi rappresentano un’importante componente della biodiversità e, sebbene normative e convenzioni tutelino questi animali, sono attualmente tra i vertebrati più minacciati a livello globale. Tra le cause che hanno portato al declino delle popolazioni di anfibi troviamo la perdita e la frammentazione di habitat, la mortalità dovuta alla collisione con i veicoli (road mortality), l’inquinamento ambientale, l'introduzione di predatori acquatici nei biotopi riproduttivi, le epidemie (virali, fungine, batteriche o di altro tipo) ed infine il prelievo o l'immissione di esemplari a scopo amatoriale o alimentare.
Anche le popolazioni di anfibi presenti in Italia hanno conosciuto negli ultimi decenni una fase di graduale e costante declino. Le caratteristiche fisiologiche ed ecologiche di questo gruppo di vertebrati li rende particolarmente vulnerabili ai cambiamenti ambientali, tanto da considerarli validi indicatori (bioindicatori) di tali modificazioni sia in ambienti acquatici che terrestri. Alla luce di quanto sopra esposto appare evidente come la conservazione e lo studio di queste specie sia importante, si è pertanto ritenuto necessario dedicare a questa componente faunistica opportune indagini volte a comprende quali specie siano presenti nell'area di studio. Testo e foto Dott.ssa Arianna Spada |
Aspetti vegetazionali e floristiciE' stata realizzata la cartografia degli Habitat, che ha permesso di rilevare complessivamente 38 habitat FVG. Le tipologie vegetazionali più interessanti sono i prati stabili e la vegetazione associata agli ambiti fluviali. Notevole importanza hanno tutti i pascoli termofili su calcaree presenti nelle zone di deposito dei fiumi planiziali (magredi friulani), ben diffusi nell'ambito del Parco Comunale e che rappresentano l’aspetto di maggior valore naturalistico in esso contenuto. Si tratta, infatti, di prati ricchi in specie pregiate, rare od endemiche che spesso presentano abbondanti fioriture di orchidee. Le tipologie forestali sono riferite ad un unico gruppo che include boschi e arbusteti strettamente legati ad una ampia disponibilità di acqua o ai grandi sistemi fluviali in cui si formano complessi vegetazionali unici. Questo gruppo di habitat include gli arbusteti a Salix eleagnos che si sviluppano lungo i grandi greti quando la dinamica fluviale lo permette. Nelle fasce più esterne si formano invece boschi dominati per lo più da salici e pioppi (Salix alba, Populus nigra, Populus alba), seguono poi i boschi dei terrazzi fluviali più evoluti dominati dalla farnia (Quercus robur). Vi sono poi i boschi più propriamente palustri sia su suoli minerali che su suoli torbosi dove le specie che hanno maggior successo sono l’ontano nero (Alnus glutinosa) e il frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia subsp. oxycarpa).
Testo e foto del Dott. Lorenzo Pellizzari
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